di Eduardo De Filippo
con Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi
regia Luca De Filippo
scene e costumi Raimonda Gaetani
luci Stefano Stacchini
LA GRANDE MAGIA di Eduardo De Filippo è il nuovo allestimento realizzato per la Stagione 2012-13 dal fi glio del grande maestro, Luca De Filippo, che, fi n dall’esordio sotto la guida paterna all’età di 8 anni, ha raccolto l’eredità della drammaturgia di Eduardo continuando a farla vivere in scena, in una lunga carriera costellata da successi e riconoscimenti, fi no al recente Premio De Sica 2010 come migliore attore teatrale.
Continuando il lavoro di approfondimento sul corpus dei testi datati primo dopoguerra, La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo sceglie stavolta una commedia tra le meno rappresentate del drammaturgo napoletano, messa in scena soltanto da Eduardo stesso e poi da Giorgio Strehler.
Il tema centrale de LA GRANDE MAGIA è il rapporto tra realtà, vita e illusione: il Professor Otto Marvuglia fa “sparire” durante uno spettacolo di magia la moglie di Calogero Di Spelta per consentirle di fuggire con l’amante e poi fa credere al marito che potrà ritrovarla solo se aprirà con totale fi ducia nella fedeltà di lei la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. Alla fi ne la donna torna a casa pentita ma il marito si rifi uta di riconoscerla, preferendo restare ancorato all’illusione di una moglie fedele custodita nella scatola da cui è diventato inseparabile.
Tra le righe emerge l’amarezza di un’eccezionale scrittore che, negli anni diffi cili, pieni di speranza e di entusiasmo del primo dopoguerra aveva creduto di trovare un ruolo “pubblico” ma ora si accorge che i suoi contemporanei preferiscono non guardare in faccia la realtà e considerano il teatro un’arte accessoria: non uno strumento di allerta piuttosto un tranquillizzante gioco di illusione. Così legge la commedia Luca De Filippo: “nella Magia Eduardo lascia spazio all’introspezione e all’amara disillusione sulla possibilità di assistere, in Italia, ad un reale cambiamento. La speranza di un’inversione di tendenza è venuta meno: all’individuo non resta che cullarsi nell’illusione che tutto vada bene. Una scelta valida, utile a sopravvivere, ma perdente, nel privato, come nel pubblico. È un Eduardo cinico e disincantato quello che scrive La grande magia. Ci consegna l’immagine di un’Italia immobile, prigioniera di circostanze immutabili, un Paese che si lascia scivolare in un insensato autoinganno.”
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