EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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Stagione 2012/2013

MACBETH

Locandina:

di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Ivan Alovisio,
Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti,
Valentina Diana, Gennaro Di Colandrea
regia Andrea De Rosa
spazio scenico Nicolas Bovey e Andrea De Rosa
costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari
suono Hubert Westkemper


Date e Info: da giovedì 7 a sabato 9 (ore 21) e domenica 10 febbraio 2013 (ore 15.30)
Compagnia: Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile del Veneto

Scheda:

 

Ha debuttato nel mese di maggio allo Stabile di Torino, facendo subito molto parlare di sé: il MACBETH interpretato da Giuseppe Battiston – icona del cinema d’autore e applaudito protagonista delle ultime stagioni teatrali con Orson Welles’ Roast e 18mila giorni. Il pitone – è diretto da Andrea De Rosa, regista visionario e dal segno raffi nato, che il pubblico cesenate ha apprezzato negli spettacoli La tempesta e Molly Sweeney con Umberto Orsini. Per il ruolo di Lady Macbeth De Rosa ha scelto Frédérique Loliée, attrice prediletta e indimenticabile protagonista della sua Elettra.

Macbeth è uno dei personaggi più attuali del corpus shakespeariano, perché ci pone una domanda inquietante e senza tempo: chi può dire cosa si nasconde sotto il volto di un uomo? Questa tragedia dolorosissima sulla banalità del male prefi gura, dice il regista, “il funzionamento di ciò che molto tempo dopo chiameremo inconscio e ci racconta il pericolo mortale che si nasconde dietro l’espressione dei nostri desideri più profondi. Perché i desideri rappresentano la parte più insondabile che la psicoanalisi ha provato a nominare, quel territorio oscuro dove è sepolto qualcosa di terribile”. Dal momento in cui il generale vittorioso si imbatte nelle tre Streghe che gli predicono il suo futuro da re, il desiderio di essere davvero il sovrano di Scozia inizia a guidarlo ineluttabilmente sulla via degli efferati delitti attraverso cui realizza la profezia. Ma la scia di sangue che lascia dietro di sé genera nemici e perfi no la sua complice, Lady Macbeth, stretta tra la determinazione nell’essere motore di violenza e i lacerti di una dolcezza che emerge da un tempo lontano, fragile e compassionevole, crolla quando ha fi nalmente ottenuto il titolo di regina, incapace di uscire da una nevrosi che la renderà la fi gura emblematica analizzata nel celebre saggio di Sigmund Freud.
Scrive De Rosa: “quando, nel 2008, ho lavorato alla messa in scena dell’opera di Giuseppe Verdi Macbeth, mi tornava spesso in mente la frase di un filosofo che diceva che, tra tutti i mali, il peggiore che si possa immaginare è quello che i nostri desideri si avverino. Ho capito il senso di questo paradosso solo di fronte a Macbeth. Quello che le streghe gli rivelano, è il suo desiderio più nascosto e inconfessabile. Il suo tragico destino è legato indissolubilmente all’avverarsi di quel desiderio. Lontano da qualunque anacronistica tentazione psicanalitica, penso che sia lì, nel dire i propri sogni e desideri, che il lato oscuro di Macbeth prende forma (nella raffi nata indagine psicologica medievale si fa chiaro che nei sogni non si agisce, ma si viene agiti). È lì che il lato più misterioso dell’esistenza si affaccia, in forma di visione, di felicità, di terrore.”

Gli aspetti più intimi e universali dei personaggi affi orano in una scena “perturbante”, che, traendo ispirazione dalle arti visive e dal cinema, in particolare quello di Cronenberg, mescola il sangue ai segni di un’infanzia fantastica e deformata. Qui sembrano materializzarsi desideri e incubi, purtroppo, attualissimi. Sono due i fatti di cronaca citati come fonte di suggestione nelle interviste a De Rosa e Battiston: il delitto di Suor Maria Laura a Chiavenna e quello compiuto da Olindo e Rosa. Perché, come dichiara l’attore protagonista, Macbeth e la sua Lady sono “due persone normali, in cui possiamo guardare noi stessi”.

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