con Frei Rossi
regia, scene e musica dal vivo Dario Giovannini
parole Roberta Magnani
disegno della maschera del topo Virginia Mori
maschera del topo Maurizio Bertoni
audio e luci Michele Bertoni
produzione Aidoru Associazione
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione
residenza Anno Solare/ Santarcangelo .12.13.14, Corte Ospitale, Teatro Aurora
con il sostegno di Spazio OFF Trento, Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Cesena
gabbia di ferro Rossi Sandro e Casadei R.G.
PRIMA ASSOLUTA
Dario Giovannini, compositore e musicista, è tra i fondatori del gruppo Aidoru, con cui lavora in ambito musicale dagli anni 90. In campo teatrale ha collaborato, tra gli altri, con il Teatro Valdoca. Dal 2004 è presidente di Aidoru Associazione e crea progetti di musica, teatro, arti performative e visive nel segno dell’innovazione, riflettendo intorno al tema del paesaggio urbano e delle sue mutazioni. Nel 2010 inizia il suo percorso di ricerca artistica come solista con la performance musicale Soli Contro Tutti (produzione Santarcangelo 40), a luglio 2011 mette in scena Coro Doppio: pubblica tenzone politica, popolare e interculturale (produzione Santarcangelo 41) e nel 2012 debutta con il Sestetto di Soli Contro Tutti. Per la Stagione 2012-13 presenta a Cesena, in prima assoluta, TOPO, che, sul fi lo della sua originale ricerca si preannuncia come interessante intreccio di istallazione scenica, paesaggi sonori, visioni e parole poetiche.
TOPO è la stanza di un esperimento, costituita da volumi, linee, ostacoli, percorsi, oggetti, ai quali la cavia (l’attore) conferisce una relazione, con se stesso e fra loro. All’interno ci sono alcuni oggetti sonori - pezzi di batteria, percussioni, altri strumenti - e alcuni oggetti di uso comune, piatti, bicchieri, recipienti, cibo. La cavia esegue dei movimenti, delle interazioni, emette dei suoni e questi elementi, a poco a poco, vanno a comporsi in un sistema, generando una coreografi a. La cavia è animale ma allo stesso tempo è umana: prova emozioni e le trasmette all’osservatore scienziato/ regista/ pubblico.
Ad un certo punto il percorso drammaturgico subisce una svolta. I movimenti che prima apparivano essenziali, minimali, elementari si fanno sempre più complessi, delineando una sorta di evoluzione scientifi ca del soggetto (una metamorfosi kafkiana al contrario): l’emotività aumenta e la perfezione geometrica delle traiettorie viene interrotta bruscamente da scelte volontarie. Non si tratta di una ribellione, bensì di un’imperfezione: ora gesti non vitali, gesti superfl ui, lasciano delle tracce - dei rifi uti che piombano fi sicamente sulla scena - ora gesti volontari, finalizzati ad un appagamento egoistico, contaminano il luogo, spostano gli oggetti rompendo le linee e i volumi. Lo spazio trasformato in caotico immondezzaio diventa habitat perfetto per un topo: un ambiente stravolto dal lascito umano. E proprio in questo ambiente assurdo rinasce la speranza sotto forma di parola: “arriva il sonno, e il topo si ferma e si addormenta. Nel sonno parla. Parla di estetica e di paesaggio, parla di armonia e disarmonia, della bellezza del caos e della limitatezza dell’ordine. Parla della pericolosità del pensiero e della forza del vento.”
www.aidoruassociazione.com/artisti_dariogiovannini.html