direzione Claudia Castellucci
orchestrazione musicale Scott Gibbons
collaborazione alle luci e ai costumi Romeo Castellucci
maestro di prove Eugenio Resta
con Marco D’Agostin, Gloria Dorliguzzo, Matteo Ravelli, Antonella Guglielmi, Beatrice Mazzola, Benedetta Mazzotti, Andrea Sassoli, Marco Villari
Socìetas Raffaello Sanzio
Mòra, compagnia di ballo
Festival delle Colline Torinesi, Espace Malraux, CARTA BIANCA - programme ALCOTRA - coopération France/Italie Théâtre de la Place/Liège, Charleroi/Danses, Emilia Romagna Teatro Fondazione - Teatro A. Bonci di Cesena
in collaborazione con Amat/Associazione Marchigiana Attività Teatrali e Civitanova Danza
Mòra è una compagnia di ballo che si forma dopo lo studio sul movimento cadenzato compiuto dalla Stoa, una scuola incominciata da Claudia Castellucci assieme a giovani provenienti da qualsiasi ambito ma interessati al fenomeno del moto collegato al tempo, al ritmo e alle sue differenti durate.
Il racconto che Mòra prende a riferimento per il suo primo ballo è L’uomo della folla (da cui Homo Turbae) di Edgar Allan Poe, un racconto sull’indistinzione della folla che, nel suo andirivieni, sembra coagularsi e assumere i caratteri di un individuo. Questa folla è eterna, dall’inizio del mondo; nuove
persone di continuo si danno il cambio, nelle ore e nelle ere.
Altre opere hanno influenzato Homo Turbae: un acquerello dell’architetto inglese Charles Robert Cockerell che raffigura una città babelica, formata da tutte le città del mondo, e una vecchia filastrocca ottocentesca che descrive l’uscita di scena di un vecchio con il cappotto marrone.
La musica per organo di Olivier Messiaen è stata la fonte principale di ispirazione per la costituzione di questo ballo, ed è integrata da quella del compositore contemporaneo Scott Gibbons.
"L’organo è lo strumento musicale più potente che la storia del pianeta abbia mai prodotto. Ha in sé tutti i registri, le altezze, i timbri, i volumi. Il suo mantice è in grado di riprodurre il vagito, il grido blasfemo, il rantolo. Le sue note gravi raggiungono percezioni telluriche, mentre gli acuti si proiettano
su distanze stellari. Mòra vuole approfondire il moto ritmico assieme a danzatori di formazione classica. Non il metronomo
regola il ballo, ma è la musica a stabilire la misura per ogni movimento sulla scena. La musica è la sola norma del ballo, ed è la sola a interpretare veramente la durata, perché tiene conto dell’intensità e delle accelerazioni all’interno di un ritmo molto più complesso e sinuoso rispetto a una semplice
cronometria. Tuttavia il tempo cadenzato è incalzato dalla discontinuità, a causa del caso. Il caso si manifesta nel tempo come un evento imprevedibile e si manifesta anche nel ballo dando origine a risposte che immediatamente si organizzano." Claudia Castellucci