EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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Stagione 2013/2014

IL NIPOTE DI RAMEAU

Locandina:

con Silvio Orlando, Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini
clavicembalista Luca Testa
scene Giancarlo Basili
costumi Giovanna Buzzi
regia Silvio Orlando
tratto da un dialogo filosofico di Denis Diderot
traduzione e adattamento Edoardo Erba e Silvio Orlando

sabato 1 febbraio ore 16,30
Cinema San Biagio
proiezione del film LA VARIABILE UMANA
di Bruno Oliviero 
biglietto € 3
a seguire
Silvio Orlando e la Compagnia INCONTRANO il pubblico

 




Date e Info: sabato 1 e domenica 2 febbraio 2014 (ore 21) - sabato ore 16,30 proiezione e incontro al Cinema San Biagio
Compagnia: Cardellino srl

Scheda:

"Silvio Orlando è un commediante malinconico che fa dell'ineffabilità un'arte. Nostro grande interprete della medietà umana. Bravissimo. "

Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica

Tratto dal capolavoro satirico di Denis Diderot, questo allestimento de Il nipote di Rameau è prodotto, diretto e interpretato dall’inesauribile creatività di Silvio Orlando, che torna sul palcoscenico del Bonci per la gioia del pubblico che, in città, lo segue da anni, a teatro come al cinema.

Jean-François Rameau, nipote del celebre musicista Jean-Philippe, è un musico fallito, cortigiano convinto, amorale per vocazione. Nella sua imbarazzante assenza di prospettive edificanti, nella riduzione della vita a pura funzione fisiologica riesce paradossalmente a ribaltare la visione del bene e del male.

La conversazione immaginata da Diderot si svolge per mezz’ora, al Caffè della Reggenza.
Rameau intrattiene il filosofo raccontando episodi e aneddoti della propria vita, per confessargli senza pudore la propria amoralità. Scroccone di talento, sopravvive facendo il buffone nei salotti buoni della borghesia parigina.
La sua parabola grottesca sconcerta e affascina Diderot, che constata stupefatto come sia possibile che una persona sia dotata della più profonda sensibilità estetica e del tutto sprovvista del sentimento morale.
Ma, in fondo, sembra suggerire l'autore, Jean-François Rameau rappresenta la cattiva coscienza della società francese di metà Settecento: ha il coraggio di confessare ciò che molti pensano, e di fare per mestiere ciò che tutti fanno in privato. "Fare il ruffiano", dichiara, è mestiere considerato e i politici lo sanno". 

Commenta Silvio Orlando: "Il potere da sempre vuole gli intellettuali con sé, come foglie di fico con cui coprire le proprie vergogne. Loro dovrebbero, però, essere delle foglie d'ortica". 

Archetipo immortale del cortigiano, il personaggio inventato da Diderot offre, oggi, "motivi di aspro divertimento".


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