EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
Stagione in Corso
Prosa 

MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE


ph L. Pozzo
Locandina:

DI ARTHUR MILLER

TRADUZIONE MASOLINO D'AMICO

REGIA ELIO DE CAPITANI

CON ELIO DE CAPITANI, CRISTINA CRIPPA , ANGELO DI GENIO, MARCO BONADEI, GABRIELE CALINDRI, GIANCARLO PREVIATI, DANIELE MARMI, ROBERTA LANAVE, VINCENZO ZAMPA, MARTA PIZZIGALLO

SCENE E COSTUMI CARLO SALA

LUCI MICHELE CEGLIA

SUONO GIUSEPPE MARZOLI

TEATRO DELL'ELFO

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sabato 11 ore 17.30, foyer del Teatro: la Compagnia INCONTRA il pubblico

 

progetto "Un invito al Teatro - No limits": lo spettacolo di domenica 12 sarà audiodescritto per non vedenti e ipovedenti

Per informazioni e/o prenotazioni è possibile contattare il Centro Diego Fabbri di Forlì info@centrodiegofabbri.it tel. 0543 712819

 

 

dettagli del progetto


Date e Info: da giov. 9 a sab. 11 marzo (ore 21), dom. 12 marzo (ore 15.30)

Scheda:

uno degli spettacoli più belli della stagione, un’occasione unica per guardare nel cuore di tenebra della nostra società 
Curzio Maltese, “il Venerdì supplemento de la Repubblica

Con il testo più celebre di Arthur Miller Elio De Capitani, qui regista e anche interprete principale, continua la sua personale ricognizione nella drammaturgia americana confermando, dopo gli acclamati The history boys e Frost/Nixon, la capacità di toccare profondamente, attraverso questi “classici contemporanei”, la coscienza collettiva.

Morte di un commesso viaggiatore tratta una vicenda che potrebbe essere scritta oggi: prefigura, infatti, tante cronache di drammatica attualità, dalla crisi del ceto medio ai suicidi per ragioni economiche. Coniugando con naturalezza piglio epico e sottigliezze interiori, la scrittura scenica, sostenuta da uno straordinario gruppo di attori, segue la parabola del protagonista: Loman, brillante e fasullo venditore, ha fondato la sua vita sul sogno americano e, a 63 anni, si ritrova rifiutato dal suo mondo. Non riesce più a illudersi e a illudere. Fino all’inevitabile, tragico, epilogo.

Ma l’intelligente regia non si ferma alla superficie del racconto, scava più a fondo per scoprire che è l’intreccio tra la costruzione di una immagine di sé e il desiderio di sopravvivere, l’intreccio tra noi e il disperato bisogno di sognarci e rappresentarci diversi da ciò che siamo, che ci accomuna tutti, nessuno escluso, nella finzione. Dentro la società dei consumi e dell’apparenza siamo, nostro malgrado, abili venditori di noi stessi.
Ecco perché questo dramma, scrive De Capitani, “ci commuove e ci strazia, perché non riusciamo a essere razionali di fronte a Willy Loman, perché lo odiamo molto meno di quello che si meriterebbe”.

elfo.org


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