DI LUIGI PIRANDELLO
ADATTAMENTO GABRIELE LAVIA
CON GABRIELE LAVIA,
LORENZO TERENZI, BARBARA ALESSE
SCENE ALESSANDRO CAMERA
COSTUMI ELENA BIANCHINI – LABORATORIO DI COSTUMI E SCENE DEL TEATRO DELLA PERGOLA
MUSICHE GIORDANO CORAPI
LUCI MICHELANGELO VITULLO
REGISTA ASSISTENTE SIMONE FALOPPA
REGIA GABRIELE LAVIA
FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA IN COPRODUZIONE CON TEATRO STABILE DI GENOVA
sabato 19 novembre ore 18 Foyer del Teatro
ingresso libero
progetto "Un invito al Teatro - No limits": lo spettacolo di sabato 19 sarà audiodescritto per non vedenti e ipovedenti
Per informazioni e/o prenotazioni è possibile contattare il Centro Diego Fabbri di Forlì info@centrodiegofabbri.it tel. 0543 712819
Non servono presentazioni per Gabriele Lavia, uno dei maestri della scena italiana, che ha firmato circa settanta regie e interpretato centinaia di ruoli tra cinema e teatro. ll suo ultimo lavoro ci propone l’opera più breve di tutta l’opera pirandelliana, forse la più folgorante: L’uomo dal fiore in bocca. L’atto unico è qui interpolato con parti di novelle che affrontano il tema (fatale per Pirandello) del tormentato rapporto tra marito e moglie, visto col distacco di un’ironia che rende i personaggi vicinissimi a noi.
È un crescendo emotivo fra comicità e tragedia il colloquio del protagonista - che si sa condannato a morire a breve e, per questo, medita con urgenza appassionata sulla vita - con il Pacifico Avventore di un caffè in una stazione ferroviaria, uno come tanti, una mente appannata dalla monotonia e dalla banalità del quotidiano. L’attesa della morte ha fatto nascere nell’Uomo dal fiore in bocca la necessità d’indagare il mistero della vita, per penetrarne l’essenza: interroga gli sconosciuti che incontra per caso, passando il tempo ad analizzare i dettagli delle esistenze altrui. Mentre la moglie, preoccupata per le sue condizioni, lo spia e vorrebbe curarlo con la propria presenza, circondarlo di agi. Ma il suo affetto non solo non gli è di consolazione, è terribilmente fastidioso, perché lo ostacola proprio in quella fondamentale attività di indagine. Così questa donna che passa da lontano, e forse è il simbolo di quella morte che l’uomo si porta appresso come un’ombra, diviene la protagonista invisibile dei guai grandi e piccoli degli altri due personaggi.
“Ma può l’uomo rinunciare alla donna?” si chiede il regista.
“No. L’uomo non può proprio fare a meno della donna. La sua malattia mortale.”
teatrodellatoscana.it