EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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Stagione 2009/2010
Lettera di Lord Chandos

TONI SERVILLO (voce) ANTONIO BALLISTA (pianoforte)

Locandina:

di Hugo von Hofmannsthal
Quasi un melologo

musiche  di
G. Rossini Hachis Romantique
A. Schonberg  Sechs Kleine Klavierstucke op.19
M. Ravel Noctuelles
M. Feldman Intermission 6
G. Mahler Adagietto (dalla Quinta Sinfonia)


Date e Info: Luned́ 15 marzo 2010, ore 21 (abbonamento musica)

Scheda:

Toni Servillo, voce fra le più significative del panorama teatrale e cinematografico italiano, interpreta uno dei capolavori di Hugo von Hofmannsthal, la Lettera di Lord Chandos: testimonianza estrema di una crisi profonda, in cui l'autore, nelle vesti di un immaginario lord e scrittore inglese, confessa e analizza la propria incapacità di dominare il pensiero e il linguaggio, di arginare la frantumazione del soggetto quale principio ordinatore della realtà interiore ed esteriore. Un giovane scrittore confessa la risacca in cui il suo talento letterario pare essersi irrimediabilmente incagliato. Il passaggio dall’essere “in tutto coinvolto profondamente” a uno “scoramento e debolezza” che all’artista non riesce di alleviare con nessuna contromisura. L’afasia spirituale, l’apatia morale, l’insofferenza alle conversazioni umane e, per contro, la sensazione dirompente, liberatoria di una “infinita rispondenza della natura”. Un apologo sull’insensatezza dello scrivere, sulla crisi di un’intelligenza che, proprio come potrebbe accadere oggi, sente, soltanto nel riappropriarsi della dimensione del cuore, quale sarebbe la strada verso una irraggiungibile salvezza, verso una creatività davvero piena. Quella sana e impossibile aspirazione a fondere saldamente insieme talento e significato, espressione di sé e responsabile intervenire nel mondo.
La musica accompagna questo recital contrappuntando di piccole risposte i tormentosi quesiti. Ecco, allora, l'ultimo approdo critico anti-romantico di Rossigni, ovvero la sua grande rinuncia alla grande opera. La poetica dell'impossibilità di una forma senza contenuto raggiunta da Schoenberg nella fase più radicale di denegazione atonale delle tradizioni, dei sistemi linguistici, delle convenzioni. L'enigmatico gioco di riflessi e rifrazioni semantiche tra i codici dei linguaggi storici ottocenteschi e l'oggetto naturalistico che ispira la composizione in Ravel. Il rifiuto della logica del discorso per l'assoluta sensualità dell'esperienza musicale di Morton Feldman. E quindi Mahler che, al termine di un vero e proprio calvario del pensiero, trova un'ascesi lirica dissolvendo ed escludendo ogni traccia di affezione intellettualistica dall'opera musicale.


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