EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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Stagione 2009/2010

IL MULINO DI AMLETO

Locandina:

viaggio fra spiriti e pianeti
in collaborazione con I suoni dello spirito (in inverno) - direzione artistica Paolo Turroni
letture di Francesca Baldini, Loris Canducci, Maria Faggiano, Daniela Montanari, Alessandro Pieri, Neera Pieri, Paolo Turroni, Giuseppe Valzania
musiche a cura del quintetto POMI D'OTTONE
PRIMA RAPPRESENTAZIONE


Date e Info: Domenica 28 febbraio 2010 ore 21,00

Scheda:

Una delle scene più famose del teatro universale si apre sugli spalti della rocca di Elsinore. Chi non ha mai sentito parlare di Amleto e della sua storia? Il genio di Shakespeare l’ha raccontata in un capolavoro immortale, ma non ha inventato il personaggio del pallido principe danese. Uno scrittore molto più antico, noto solo come il Grammatico Sassone, l’ha raccontata per primo nelle Gesta dei Danesi, e alcuni dettagli di questa vicenda sono misteriosi e affascinanti. Nella sua versione il padre di Amleth si chiama Orvendel, ed è stato ucciso dal fratello, Feng. Amleth scopre il misfatto dello zio, fingendosi pazzo, e fin qui il comportamento di Amleth assomiglia a quello del protagonista del dramma di Shakespeare, ma ad un certo punto le frasi di Amleth diventano piccoli rebus da indovinare, indovinelli carichi di una simbologia arcana. In particolare, Amleth parla di un mulino nascosto nel mare. Questa immagine della sabbia macinata dal mulino nascosto nell’oceano è l’origine di uno fra i più suggestivi saggi mai scritti, fonte quarant’anni fa di un totale ripensamento sul mito e sul tempo. L’opera è Il mulino di Amleto, scritto nel 1969 da Giorgio de Santillana e Hertha von Dechend. Lo scopo dell’opera, monumentale per dimensioni e fonti d’ispirazione, in grado di spaziare dalla più remota antichità all’atteggiamento mentale di ogni essere umano, è mostrare come fin dalle origini sia verso il cosmo che si dirige la mente umana, e nel corso dei millenni l’umanità abbia cercato di spiegare il perché dell’incessante muoversi degli astri. Il viaggio verso la conoscenza è intricato e difficile, e spinge a muoversi verso gli estremi confini del mondo. È in Islanda che gli autori del libro trovano un’altra apparizione di Amleto e del suo mulino, nell'Edda di Snorri Sturluson. E dietro l’immenso mulino d’Amleto si nasconde, velato anche nel linguaggio millenario di Omero, il gigantesco Maelstrom, il più grande di tutti i gorghi. E quale gorgo più profondo dell’enigma della vita? Platone ci rivela attraverso un passo rivelatore del Fedone come tutte le allusioni al mare vadano reinterpretate, e come anche il mulino di Amleto, con il suo gorgo Maelstrom, non vada cercato nelle profondità oceaniche, ma lassù, in mezzo ai fiumi celestiali, dove s’incardina l’asse del mondo, il punto fermo che, immobile, fa muovere tutto l’universo. E tutto questo è stato rivelato attraverso l’apparente follia di Amleto. Nel dramma shakespeariano c'è una pazzia vera, quella di Ofelia, che scaturisce dalla morte di suo padre, Polonio, e dall’eterno enigma della vita e della morte nascono i versi più suggestivi del poema più antico dell’umanità, la Saga di Gilgamesh, di cui le tavolette cuneiformi babilonesi ci testimoniano la storia: l’amicizia di Gilgamesh con il forte Enkidu, e lo sgomento di Gilgamesh nell’apprendere l’inevitabile obbligo della morte.


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