EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
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Stagione 2011/2012
Franco Branciaroli, Tommaso Cardarelli

SERVO DI SCENA

Locandina:

di Ronald Harwood
traduzione di Masolino D’Amico
e con (in o. a.) Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo
regia di Franco Branciaroli
scene e costumi di Margherita Palli
luci di Gigi Saccomandi


Date e Info: da venerd́ 20 a sabato 21 aprile 2012 ore 21, domenica 22 aprile 2012 ore 15,30 e ore 21
Compagnia: CTB Teatro Stabile di Brescia, Teatro degli Incamminati

Scheda:

SERVO DI SCENA è la toccante storia di un vecchio capocomico, resa celebre dalla versione per il grande schermo firmata da Peter Yates nel 1983, con Albert Finney e Tom Courtenay. L'autore è il sudafricano Ronald Harwood, premio Oscar 2003 per la sceneggiatura de Il pianista di Roman Polanski.
Omaggio ironico e appassionato al teatro e alla sua gente, in perfetto stile british, il testo sembra tagliato su misura sulla figura di un artista di grande carisma come Franco Branciaroli, che sceglie, per la prossima stagione di dirigerlo e interpretarlo per la scena.

È il 1940: pur devastata dai bombardamenti nazisti, Londra riesce a conservare l’aplomb che l’ha sempre contraddistinta. Come racconta Evelyn Waugh, il grande testimone di quegli anni, la vita procede meglio che può: pub e ristoranti lavorano finché una bomba non li distrugge, i circoli e i club non variano nemmeno gli orari di apertura e di chiusura. Anche il teatro continua a vivere, a dispetto della stupidità che sembra sul punto di conquistare il mondo. Shakespeare diviene il profeta di un intero popolo e il teatro il suo tempio.

SERVO DI SCENA racconta la storia di una di queste compagnie eroiche e spericolate e del suo vecchio capocomico, un non meglio identificato Sir, attore shakespeariano un tempo osannato dalle folle e dalla critica e che ormai sopravvive soltanto grazie alle cure e alle attenzioni costanti del suo umile servo di scena. Colpito da malore proprio alla vigilia della prima del Re Lear, Sir sembra sul punto di dare forfait: sarebbe la prima volta nella sua onorata, lunghissima carriera. Ma Norman, il suo fedele servo di scena non concepisce che non si possa andare in scena: magari morti, ma gli spettatori hanno pagato il biglietto e hanno diritto allo spettacolo. Sir è messo male: non solo ha dimenticato quasi tutte le battute del testo, ma ha dimenticato perfino quale testo dev’essere rappresentato. Comincia a vestirsi da Otello, poi si mette a recitare il Macbeth. Se la prende con la moglie, Milady, una Cordelia decisamente troppo grassa e si lamenta dell’ennesimo bombardamento nazista, che scambia per l’effetto-temporale giunto, però, troppo presto. Dopo numerosi esilaranti contrattempi, Sir si sente di nuovo male e, al termine dello spettacolo, mentre gli altri attori (compresa sua moglie) se ne vanno a casa, solo il buon Norman, il servo di scena, lo assiste. Sir, sentendo di essere in punto di morte, gli consegna la propria autobiografia, una specie di testamento spirituale in cui ringrazia tutti i membri della sua compagnia, lodandoli uno per uno, dal primo all’ultimo, tranne - guarda caso - proprio il suo servo di scena.

Ronald Harwood ha composto un vero e proprio inno al teatro, alla sua capacità di resistere in tempi difficili. È la figura del servo Norman che svela la sua forza segreta: il teatro è invincibile perché non ha padroni, non cerca ricompense, è invincibile perché la ragione profonda della sua esistenza sta nella sua gratuità.


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